domenica 29 marzo 2015

L’atterraggio

Il bambino non riesce ad addormentarsi, anche se muore di sonno. Le macchine intorno a lui ronzano dolcemente, come un alveare. Niente miele, però, peccato. Dal corridoio una luce bianca disegna il riquadro della porta e il riflesso sul pavimento regala spessore agli oggetti che riposano con lui nella stanza. Ogni tanto un bisbiglio d’infermiere, come acqua che scorre. Quando ridono piano invece sembrano colombe. Il bambino non ha paura di niente, mentre tutti intorno a lui sembrano spaventati.
Poi d’improvviso un sibilo che sale, finché un rumore assordante fa tremare tutti i vetri, in un fracasso di mille pentole sbattute in terra da un gigante affamato: vibra tanto il letto che si mette a ballare per la stanza, e le luci di tutte le macchine lampeggiano impazzite rosso-verde-bianco-giallo-blu come decorazioni di un albero di Natale…
Cosa sta succedendo? – si chiede un po’ allarmato il bambino, che però non riesce proprio ad avere paura. Ed è allora che scorge l’astronave fuori dalla finestra. Simile a un drago manda bagliori di fuoco, sbuffa vapore come un forno incandescente d’acciaieria mentre si posa goffamente a terra con le sua mille braccia meccaniche. Il bambino s’immagina che accorrano tutti, polizia carabinieri e vigili del fuoco, aspetta solo il rumore assordante delle sirene. Ma nessuno sembra accorgersi di nulla oltre a lui, non accade nient’altro e il fragore si placa poco a poco, fino a quando il suo mondo ritorna silenzioso come prima. Che abbia sognato tutto? pensa il bambino. Anche le infermiere non parlano più.
Tutto silenzioso? Clippiti cloppiti clippiti cloppiti…. un suono come di ciabattine che si avvicinano nel corridoio, sempre di più… clippiti cloppiti… il bambino gira la testa verso la porta, incuriosito ma certo non spaventato, e finalmente appare sulla porta….
Clippiti cloppiti – dice l’alieno. Ha un testa enorme e calva ed è alto quanto una speranza – quindi a momenti microscopico, a tratti pare un colosso. In quel preciso istante misura esattamente come cinque gatti uno sopra l’altro, ammesso che qualcuno li convinca a mettersi in colonna. E’ quella la statura con cui il bambino lo vedrà da allora in poi. Indossa quello che sembra un costume da bagno scarlatto che spicca sulla sua pelle color ramarro, ha un asciugamano da spiaggia sottobraccio, e calza due ciabattine che fanno anche loro clippiti cloppiti quando cammina.
-          Come hai detto? – domanda il bambino.
-          Clippiti – ripete l’alieno.
-          Cloppiti – conclude il bambino.
E’ così che è nata la loro amicizia.

                

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