domenica 29 marzo 2015

L’alieno che viene da lontano

Il bambino che non ha un briciolo di paura fissa l’alieno a bocca aperta. Anche l’alieno guarda il bambino, i suoi occhi sono fissi come quelli di un pesce in un acquario, il suo sguardo sembra provenire da un’altra dimensione. Per un attimo l’alieno si volta indietro e osserva curioso le infermiere che hanno ripreso a parlare sottovoce appoggiate ad una porta, proprio in fondo al corridoio.
-          Chi sei? – domanda il bambino.
-          Questa è la domanda più difficile che mi abbiano mai fatto – risponde l’alieno.
-          Da dove vieni? – insiste il bambino
-          No, mi correggo. Questa è la domanda più difficile che mi abbiano mai fatto – risponde l’alieno
-          Non capisco – dice il bambino – mi sembrano domande semplicissime. Quando ti domandano chi sei rispondi col tuo nome. Io ad esempio mi chiamo…
-          Capita spesso che ti chiami da solo?
-          No, in effetti non mi chiamo mai da solo, sembrerei uno scemo. Sono gli altri che mi chiamano – riflette il bambino.
-          E perché ti chiamano così?
-          Perché è il mio nome.
-          Perché hai scelto proprio quel nome?
-          Non l’ho scelto io.
-          Aspetta allora, dimmi se ho capito bene: tu sei il tuo nome che è la parola con cui ti chiami ma in realtà non sei tu visto che tu non ti chiami, sono gli altri che ti chiamano, quelli che hanno scelto il tuo nome. Quindi tu sei quello che gli altri hanno deciso tu sia. Giusto? – conclude soddisfatto l’alieno con un sorriso trionfante che andava da un orecchio all’altro. O forse era un orecchio che sorrideva da una bocca all’altra.
-          Sì. Cioè no. Non lo so più. Ma tu chi sei invece? Non ci credo che non lo sai.
-          Ho detto solo che era una domanda difficile, mica che non so la risposta. Solo che di risposte ce ne sono tante.
-          Ma tu sei uno solo, ci deve essere una sola risposta alla domanda “chi sei?”
-          Davvero sulla terra è tutto così semplice? – risponde l’alieno.
-          No, sulla terra è tutto molto complicato. Ma almeno noi terrestri sappiamo cosa rispondere a domande come chi sei e da dove vieni
-          Sapete rispondere. Ma non è detto che quella che date sia la risposta giusta.
-          Forse hai ragione – riflette il bambino - Tu come risponderesti allora?
-          Io chimicamente sono ossigeno, carbonio, idrogeno, calcio, azoto, rame, da cui proviene il mio sgargiante color ramarro, e poi fosforo, zolfo, cloro, potassio, sodio, fluoro, ferro, iodio, zinco e tracce di manganese cromo e nichel. Io biologicamente sono acqua più o meno per due terzi, e poi grassi proteine zuccheri e sali minerali. Io ereditariamente sono il prodotto di una catena di informazioni che finora è stata trasmessa ottocentoquattordicimilanovecentosettantuno volte di generazione in generazione su come combinare quegli ingredienti nel minestrone della cellule che compongono la mia incantevole entità. Io nominalmente sono quello che decido di essere. Mi chiamo come voglio, non come vogliono gli altri. Con te adesso credo che vorrò chiamarmi Alieno. E’ così che mi vedi, allora puoi chiamarmi così.
-          Va bene, sei un alieno. Anzi l’Alieno. Ma non hai risposto all’altra domanda. Da dove vieni?
-          Dipende dal sistema di riferimento dal quale consideri mio spostamento. Vengo dal corridoio di questo ospedale. Vengo dal tetto di questo edificio. Vengo dalla cabina di pilotaggio della mia astronave. Vengo da un periodo in  cui digerisco molto male e sento un formicolio alla testa e un peso al cuore. Vengo da un grandissimo amore non corrisposto. Vengo dal corridoio spazio-temporale che si è aperto grazie al collasso della massa oscura che circonda la galassia TTNC-614. Vengo da….
-          Credo di aver capito. Vieni da molto lontano.


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