domenica 15 maggio 2016

La storia della sirena che non sapeva nuotare come i pesci

(ripescata casualmente da un antico hard disk e da un vecchissimo racconto serale "su ordinazione")

C’era una volta una sirena che si chiamava Stellamarina. Questa povera sirena non sapeva nuotare come i pesci, perché quando era piccola un pesce gatto le aveva morso la coda, e da allora la poverina non riusciva più a nuotare bene. Le sue amiche sirene cercavano di insegnarle come si fa, anche con una coda un po’ smangiucchiata, ma lei proprio non ci riusciva.
Un giorno una fatina, di nome Dispettina, scese giù nel mare per farsi una bella nuotatina. Stellamarina, tutta curiosa, incontrò Dispettina e le disse: “Per favore, fatina, puoi aiutarmi e fare sì che io possa nuotare come i pesci….”. La fatina Dispettina,, che si chiamava così perché era un po’ dispettosetta, le rispose: “Io ti potrei aiutare, ma tu mi devi dire la parola magica” “E qual è?”, chiese speranzosa Stellamarina. “Se vuoi conoscerla, disse la fatina Dispettina, devi superare una prova. Dovrai incontrare un meraviglioso principe, tutto vestito di velluto azzurro e con le mutande rosse a pallini bianchi, e dirgli che io lo amo…. Se anche lui mi amerà, allora io ti rivelerò la parola magica che ti farà ricrescere una coda lunga, lunga, lunga come quella che avevi”.
Stellamarina andò allora in direzione del castello dove viveva il famoso principe azzurro colle mutande rosse a pallini bianchi. Risalì il fiume, nuotando sempre colla testa fuori dall’acqua, e alla fine giunse nelle acque del fossato che circondavano il castello. Alla mattina, quando il principe di affacciò dalla finestra della sua cameretta, vide nuotare nel fossato una stupenda fanciulla: era Stellamarina. Si tolse il pigiama, e con le sue mutande rosse a pallini bianchi si buttò con un meraviglioso tuffo ad angelo nelle acque del fossato.

Come si divertirono quei due!!! Nuotarono, si schizzarono, si lanciarono ranocchie, e alla fine esausti si misero a nuotare sul dorso. Solo allora il principe azzurro colle mutande rosse a pallini bianchi si accorse che quella che aveva creduto una fanciulla in realtà era una bellissima sirena. La sirena intanto aveva smesso di divertirsi ed era molto preoccupata, perché il fossato era pieno di pesci-gatto e lei aveva paura che le mangiucchiassero ancora la coda. Anche il principe non sapeva bene cosa fare, perché di sirene non ne aveva incontrate molte, anzi quella era la prima, e non capiva se doveva chiedere la sua mano o invece chiamare il cuoco del castello per farsela cucinare, perché lui adorava il pesce arrosto. Solo allora Stellamarina si ricordò perché aveva cercato il principe: “Senti principe, è stato bello giocare con te, ma la ragione per cui sono qui da te è che dovrei convincerti ad amare una fatina un po’ dispettosa, in modo da convincerla a dirmi la parola magica che mi farà ricrescere la coda..” “Ma che sciocchezza, disse il principe, tu non hai bisogno di nessuna parola magica, visto che sai già nuotare benissimo anche con la coda mangiucchiata, e io non posso innamorarmi di nessuna fatina, perché a me serve una bella moglie in carne ed ossa, che mi dia almeno quattordici figli e faccia sempre tutto quello che voglio….” Allora Stellamarina si accorse che sotto quelle mutande rosse a pallini bianchi c’era un principe davvero stupidotto, e se ne nuotò di nuovo fino al mare. Quando raccontò alla fatina quello che il principe aveva detto lei si arrabbiò così tanto che trasformò il principe azzurro in principe marrone, e marroni diventarono anche le sue mutande, per cause naturali….
Per ricompensare Stellamarina dei suoi sforzi Dispettina le rivelò comunque la formula magica: “Ricorda bene, Stellamarina, è una frase potentissima, perché ogni volta che la pronuncerai non solo potrai nuotare come un pesce, ma potrai ottenere tutto quello che vuoi. La formula magica è ‘io ci posso riuscire, se ce la metto tutta’. Ripetila una, due, dieci, cento, mille volte se necessario, e vedrai che ci riuscirai…” E Stellamarina, provando a nuotare come un pesce, cominciò a ripetersi “io ci posso riuscire, se ce la metto tutta’, e lo ripeté tante di quelle volte e si impegnò così tanto che alla fine ci riuscì davvero, e tutte le sue amiche sirene la salutarono con un grandissimo abbraccio mentre facevano capriole in fondo  al mare.

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