lunedì 5 maggio 2008

Filastrocca delle buone maniere



Non insegnatemi le buone maniere

ma per favore, fatemi il piacere,

lo so già da me che a tavola un rutto

suona un po’ strano, non pare corretto


ma poi si scopre che se sei cinese

oppure magari di un altro paese

non è affatto cattiva educazione

quanto piuttosto buona digestione


e il rutto assume il significato

che apprezzi quello che hai appena mangiato

Un milione di regole mi vorreste insegnare:

a tavola le posate dovrei sempre usare,


non provare ad alzarti se non hai finito,

né a mescolare la zuppa col dito

niente risa sguaiate e neppure sbadigli

se l’ospite parla poi si sta svegli,


non asciugarti le mani con la coda del gatto

non usare spaghetti per farti un ritratto,

insomma, c’è un “non” prima di ogni verbo

ogni cosa che faccio vi sembra un disturbo.


Per me è maleducato chi le buone maniere

le vuole imporre per forza senza sapere

che ogni popolo guarda in modo differente

al modo in cui si comporta la gente


e quello che a te sembra un gesto villano

per un altro è un modo di dare una mano

magari finisce che chiami screanzato

un tizio che ti ha solo salutato.


Allora io dico che le buone maniere

vanno bene, ma senza esagerare,

perché in fondo a tutti può accadere

di fare un rumorino dal sedere.


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