C’era una volta una
sirena che si chiamava Stellamarina. Questa povera sirena non sapeva nuotare
come i pesci, perché quando era piccola un pesce gatto le aveva morso la coda,
e da allora la poverina non riusciva più a nuotare bene. Le sue amiche sirene cercavano
di insegnarle come si fa, anche con una coda un po’ smangiucchiata, ma lei
proprio non ci riusciva.
Un giorno una
fatina, di nome Dispettina, scese giù nel mare per farsi una bella nuotatina.
Stellamarina, tutta curiosa, incontrò Dispettina e le disse: “Per favore,
fatina, puoi aiutarmi e fare sì che io possa nuotare come i pesci….”. La fatina
Dispettina,, che si chiamava così perché era un po’ dispettosetta, le rispose:
“Io ti potrei aiutare, ma tu mi devi dire la parola magica” “E qual è?”, chiese
speranzosa Stellamarina. “Se vuoi conoscerla, disse la fatina Dispettina, devi
superare una prova. Dovrai incontrare un meraviglioso principe, tutto vestito
di velluto azzurro e con le mutande rosse a pallini bianchi, e dirgli che io lo
amo…. Se anche lui mi amerà, allora io ti rivelerò la parola magica che ti farà
ricrescere una coda lunga, lunga, lunga come quella che avevi”.
Stellamarina andò
allora in direzione del castello dove viveva il famoso principe azzurro colle
mutande rosse a pallini bianchi. Risalì il fiume, nuotando sempre colla testa
fuori dall’acqua, e alla fine giunse nelle acque del fossato che circondavano
il castello. Alla mattina, quando il principe di affacciò dalla finestra della
sua cameretta, vide nuotare nel fossato una stupenda fanciulla: era
Stellamarina. Si tolse il pigiama, e con le sue mutande rosse a pallini bianchi
si buttò con un meraviglioso tuffo ad angelo nelle acque del fossato.
Come si divertirono
quei due!!! Nuotarono, si schizzarono, si lanciarono ranocchie, e alla fine
esausti si misero a nuotare sul dorso. Solo allora il principe azzurro colle
mutande rosse a pallini bianchi si accorse che quella che aveva creduto una
fanciulla in realtà era una bellissima sirena. La sirena intanto aveva smesso
di divertirsi ed era molto preoccupata, perché il fossato era pieno di pesci-gatto
e lei aveva paura che le mangiucchiassero ancora la coda. Anche il principe non
sapeva bene cosa fare, perché di sirene non ne aveva incontrate molte, anzi
quella era la prima, e non capiva se doveva chiedere la sua mano o invece
chiamare il cuoco del castello per farsela cucinare, perché lui adorava il
pesce arrosto. Solo allora Stellamarina si ricordò perché aveva cercato il
principe: “Senti principe, è stato bello giocare con te, ma la ragione per cui
sono qui da te è che dovrei convincerti ad amare una fatina un po’ dispettosa,
in modo da convincerla a dirmi la parola magica che mi farà ricrescere la
coda..” “Ma che sciocchezza, disse il principe, tu non hai bisogno di nessuna
parola magica, visto che sai già nuotare benissimo anche con la coda
mangiucchiata, e io non posso innamorarmi di nessuna fatina, perché a me serve
una bella moglie in carne ed ossa, che mi dia almeno quattordici figli e faccia
sempre tutto quello che voglio….” Allora Stellamarina si accorse che sotto
quelle mutande rosse a pallini bianchi c’era un principe davvero stupidotto, e
se ne nuotò di nuovo fino al mare. Quando raccontò alla fatina quello che il
principe aveva detto lei si arrabbiò così tanto che trasformò il principe
azzurro in principe marrone, e marroni diventarono anche le sue mutande, per
cause naturali….
Per ricompensare Stellamarina dei suoi sforzi Dispettina le rivelò comunque la formula magica: “Ricorda bene, Stellamarina, è una frase potentissima, perché ogni volta che la pronuncerai non solo potrai nuotare come un pesce, ma potrai ottenere tutto quello
che vuoi. La formula magica è ‘io ci posso riuscire, se ce la metto tutta’. Ripetila
una, due, dieci, cento, mille volte se necessario, e vedrai che ci riuscirai…”
E Stellamarina, provando a nuotare come un pesce, cominciò a ripetersi “io ci
posso riuscire, se ce la metto tutta’, e lo ripeté tante di quelle volte e si impegnò
così tanto che alla fine ci riuscì davvero, e tutte le sue amiche sirene la
salutarono con un grandissimo abbraccio mentre facevano capriole in fondo al mare.
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